SPELONGA – CHIESA MADONNA DEI SANTI – MONTE COMUNITORE
Attenzione! Il tratto del presente itinerario compreso tra la Chiesa della Madonna dei Santi e il Monte Comunitore NON CORRISPONDE all’itinerario riportato nel GADA, il quale presenta la corretta segnaletica.
Viene invece proposta in questo itinerario una “variante” per i più avventurosi lungo il sentiero 301, che in realtà non è un vero e proprio sentiero: questo percorso di pendenza maggiore consente di raggiungere il Comunitore “per direttissima” attraversando prati e boschetti, dove non è presente la segnaletica ed è facile perdere l’orientamento, sia in salita che soprattutto in discesa, anche per via delle numerose piste che spuntano qua e là.
Si raccomanda pertanto di scaricare la traccia GPS in quanto nel presente itinerario non è presente la segnaletica dalla Chiesa della Madonna dei Santi fino al Monte Comunitore.
La traccia che forniamo in allegato inizia dalla Chiesa di Sant’Agata di Spelonga: da qui e svoltando dalla piazza a sinistra, si sale fino alla parte alta del paese e permette di godere allo stesso modo delle spettacolari vedute offerte da questo itinerario.
Partendo da Spelonga si raggiunge a piedi, nella parte più alta del paese, la chiesetta di S. Emidio (ca. 970 m).
Prendere l’evidentissima mulattiera che ha inizio davanti al fontanile addossato alla parete sn. della Chiesa. Dopo un breve tratto (10 min.) nei pressi del serbatoio dell’acquedotto (Le Schiarezze) si incontra la convergenza di due sterrate con una mulattiera al centro; proseguire per quest’ultima, larga e lastricata da grosse pietre. Si attraversa un primo fosso, poi un altro (Fosso delle Fonticelle) quindi si arriva al limite del grande bosco di castagni (Le Macchie) inciso da un altro fosso, quasi sempre in secca (Fosso della Portella).
Si prosegue nel bosco dove la sempre evidente mulattiera va leggermente in discesa fino ad incrociare dopo 5-600 m una pista che risale sulla destra. Proseguire per questa, incontrandone poco dopo un’altra, che si segue verso ds. fino a giungere dinanzi alla Chiesa della Madonna dei Santi (1128 m, 0,45 ore), gioiello incastonato nella quiete di castagneti secolari e tuttora meta dei paesani a Ferragosto, che poi pranzano all’aperto nel fresco del bosco. Una copiosa fonte consente di rifornirsi d’acqua e di rinfrescarsi nelle giornate più calde.
Il “tiro al gallo”, gioco un po’ cattivello che consisteva nel bersagliare con pietre il povero bipede (vinto da chi lo ammazzava), non si fa più da un pezzo. Di ritorno dalla festa di Ferragosto, gli Spelongani usavano sfregare la pancia su un grosso masso sottostante la chiesetta, presso la “Ferrara”, proteggendola così per tutto l’anno dai malanni (una volta forse il peggiore era la fame). La stessa pietra era utilizzata in antichità per riti legati alla fertilità che, presumibilmente, spiegano in parte questo tipo di “rituale”.
Si riparte lasciando a sinistra il sentiero che scende (tabella per Mad.na della Neve-Faete-Trisungo), per continuare sullo stradone che risale linearmente il pendio. Dopo circa 200 metri a uno slargo confluiscono due larghe piste opposte: una, a destra e corrispondente al sent. n. 311, si collega alla strada per M. Comunitore; l’altra a sinistra (bandierina biancorossa su un tronco) si inoltra verso Est e poi Nord Est, nel bosco fitto e incolto.
Per questa seconda si continua in leggera ascesa e poi in piano fino a costeggiare un’ampia radura: sul lato opposto si notano i ruderi pittoreschi di una casale in pietra locale, ormai fagocitati dalla vegetazione arbustiva. Più oltre il sentiero si fa incerto ed entra in una selva dove sembra aver termine. In realtà bisogna proseguire verso un profondo e suggestivo fosso ombroso (F.so di Carpineto), scenderlo per una piccola traccia, attraversarlo e sul lato opposto risalirlo fino a trovarsi su una spianata dove una parvenza di pista incoraggia a continuare sulla destra (Sud Est). Siamo in località F.te di Sappò, dove alcune tracce di attività boschiva raccontano di una ormai lontana frequentazione. L’ambiente si fa appena più arioso e su questa via -sempre più marcata sul terreno- si continua, per virare a Ovest-Sud-Ovest intorno a q. 1.200, e poi a Sud Ovest. Ma qui ormai si cammina su un vero e proprio stradello, che si biforca a q. 1.280.
Si prosegue a destra, oltre la (debole) linea di impluvio, per poi affiancarla andando a Sud Ovest.
Qui il faggio e il castagno sono padroni del territorio, e d’autunno lo segnano di vivacissimi colori, che nella solitudine totale dei luoghi, impregnano l’ambiente di una magia unica, quasi straniante.
Il bosco diventa un mantello prezioso e totalizzante, dentro al quale è difficile orientarsi; soprattutto quando alla base del lungo rilievo che culmina a Sud-Sud-Est con il Poggio, ci si trova a dover fare i conti con numerosi bivi (q. 1.300 ca.).
Restando sul lato orientale, è necessario affidarsi alla traccia GPS per risalire sulla pista che con andamento sinuoso, consente di connettersi con la strada di servizio per il Passo il Chino7.
Questa pista segue l’antico tracciato di una mulattiera e attraversa un ambiente davvero prezioso, con i faggi, le felci e i muschi che proteggono e accarezzano pudiche pareti rocciose e grandi massi arenacei.
Su questa tratto dell’escursione è bene essere vigili, perché la traccia è talvolta poco decifrabile e il tipo di terreno non aiuta a restarci.
Nella parte alta si sale decisamente con un netto tornante a destra, e poi per una serie di serpentine ripide -seguendo i nastri biancorossi che ancora delimitano la linea di discesa per le MTB-, si esce su terreno erboso e più aperto.
Per pendenza costante, si attraversa un’ultima fascia di faggeta cedua e ci si innesta sulla strada per Passo il Chino, proprio all’altezza di un tornante.
Ora lo sguardo deve aprirsi a una dimensione nuova: all’incanto cupo del bosco selvaggio subentra l’aereo mondo delle cime e degli orizzonti, che interpellano le conoscenze e generano curiosità. La scoperta è graduale, man mano che si sale sulla carrareccia.
Volgendosi la prima cosa che colpisce è la stratificata parete Nord Est de il Poggio -alla base della quale si è appena passati-, fasciata alla base e sul dorso da fitte pellicce arboree. Alle sue spalle il M. Macchialta e la serie di rilievi che chiudono il Pian Piccolo tra Forca di Presta e Forca Canapine. Sul lato Sud della strada gli affacci sull’ampia valle pluviale del Torrente Chiarino sono di una bellezza e profondità incredibili.
Davanti si presenta invece, assai prossima, la cima di M. Comunitore, méta dell’escursione.
Ci si muove di fatto sul crinale che separa il Poggio dalla nostra vetta.
Sul suo fianco settentrionale si adagia la Piana del Conte, depressione dalla quale si è saliti, che in basso si ramifica fino a confluire nella valle del Fiume Tronto.
La strada incontra quasi subito un bivio che si può percorrere indifferentemente sul ramo alto o basso, dato che un po’ più avanti i due si riuniscono; poco prima della ricongiunzione si sale a sinistra per tracce di sentiero erboso, e in direzione Sud Est, si guadagna facilmente quota, tenendosi a sinistra di un boschetto sommitale. La cima, non identificata da alcun manufatto, né da un ometto di pietre, si trova in prossimità del precipite versante Nord Est, ai bordi prativi di un cordone di faggi che lo orla (attenzione a non sporgersi troppo!).
La doverosa sosta, che precede la lunga discesa, permette di identificare i tantissimi rilievi visibili da lassù.
A partire da Nord, in senso orario i principali sono: Il Pizzo e M. Savucco sui Monti della Ceresa, i monti Pozza Ciufolone Teglia Cesarotta Tignoso Girella e Foltrone, della Farina, della Cesa, Ceraso, Li Quarti, Colle Romicito, Camicia Pelone, Pizzo di Moscio, Cima Lepri, Pizzo di Sevo, Coscerno Amiata Cappelletta Ventòsola Macchialta Guaidone, Le Rose, Pellicciara Lieto, Cima del Redentore, Vettore Priora Banditello e Ceresa.
La linea d’orizzonte verso Est raggiunge l’Adriatico, e nella profondità di tale veduta si completa quella vastissima carrellata di monti.
Il ritorno è lungo lo stesso itinerario.
(descrizione itinerario dalla Chiesa della Madonna dei Santi al Monte Comunitore a cura di R. Annibalini)
Parte delle informazioni del presente itinerario sono tratte da “Monti della Laga: guida escursionistica” di A. Alesi, M. Calibani e A. Palermi; Società Editrice Ricerche.
Si avvisano gli escursionisti della possibilità che alcuni tratti dei sentieri non risultino talvolta adeguatamente ripuliti (specialmente per via della ricrescita della vegetazione) e/o non adeguatamente segnati. “Arquata Potest” si scusa per eventuali disagi specificando in ogni caso che NON RISPONDE DI ALCUN TIPO DI RESPONSABILITA’, che rimane in via esclusiva in capo ai singoli escursionisti e frequentatori dei sentieri in questione.
Tempistica: 3 h
Distanza: 7,2 km
Dislivello: 804 m
Quota minima: 905 m
Quota massima: 1709 m
Sentiero n° 301
Segnaletica presente solo fino alla Madonna dei Santi